Affondo le caviglie nella terra umida.
Neri i capelli, in tutta la lunghezza
si spandono intrecciati,
s'insinuano attraverso i rami d'acero
come gambi freschi.
Dalla pelle bianca si staccano scaglie di corteccia,
nutrono il suolo di una tinta nuova.
Ad ogni passo fuoriesce linfa collosa dal mio taglio sotto il fusto.
Sei come mastice cicatrizzante.
Nell'aria intrisa di pioggia
il corpo è innaffiato dalla tua memoria.
Il vestito stracciato dai rovi
attende, incastrato tra una possibilità e un'azione.
Riflessi di un rosso carminio filtrano tra le crepe del tempo.
Dagli occhi, resina che cola, lenta,
dimora d'ambra
che accoglie la mia forma
mutevole, come le stagioni.
La custodisce per secoli.
«Neri i capelli, in tutta la lunghezza
RispondiEliminasi spandono intrecciati,
s'insinuano attraverso i rami d'acero
come gambi freschi.«
Questa non è una poesia, è uno specchio.
Questa non sei tu, sono io, Marianna, bruna
di corpo e di capelli, che s'impigliano
e s'aggrovigliano alle idee e alla vita.
Questo non è uno specchio, è una poesia,
Questa non sono io, sei tu, Paoletta, bianca
di pelle, e freschi capelli, come gambi immersi
nella vita, nella luce.
Sei tu. Sono io.
Marianna
Com'è vero ciò che dici. Queste siamo noi, giovani donne protese verso la verità e la conoscenza. Noi, appassionate creatrici e lettrici di immagini e pensieri. Ho una predilezione per i capelli lunghi, così selvaggi, scompigliati, sempre in movimento, schiavi del vento incostante delle passioni e perciò vivi. Io stessa li lascio crescere senza tagli, come un manto che mi protegge, a volte mi nasconde, mi accarezza il volto.
EliminaQuell'immagine dei capelli intrecciati ai rami ha da sempre voluto essere un lavoro fotografico. Nell'unione con l'albero della vita, la femminilità si sposa e si congiunge con la Natura. Le ferite perdono linfa che nutre il terreno. La pelle muta, in un lento trasformarsi, nell'attesa di generare frutti, per poi dimorare, custodita.
Per ora ne ho cantato l'idea, prima o poi lo tradurrò in scatti e sarai la prima a vederlo.
Marianna bruna come un cielo notturno, misterioso, da contemplare. Paola ramata, con riflessi di grano e rosso tramonto, come l'ardore che la pervade. Intrecciamole insieme, le nostre ciocche, Rosa mia, per cantare insieme la meraviglia di ciò che ci circonda.
Con tutto l'affetto che posso
Paola
Cara, un mirabile, misterioso gioco di specchi, tra noi
RispondiEliminacome quando da bimba in certi negozi avevo scoperto
gli specchi affacciati, e rimanevo affascinata a guardarmi
ripetuta mille e mille volte, fino all'infinito, per lunghi minuti
finchè mamma, finiti gli acquisti o le prove, mi richiamava
spazientita.
A poi, tra noi due, chi è lo specchio? Chi Alice?
Entrambe. L'uno e l'altra, alternandoci il ruolo.
Con amore
Marianna
"Alice: Per quanto tempo è per sempre? - Bianconiglio: A volte, solo un secondo"...Carrol vedeva oltre, più in là, dove si posano le cose apparentemente impossibili. In quel luogo dove gli specchi riflettono infinite immagini dell'Io. Poi con un soffio di vento (ispirato), ci raggiungono. E diventa tutto possibile, immaginabile, giusto il tempo di un sospiro. Nello scambio di specchi c'è la luce di una generosa ricchezza.
RispondiEliminaSplendidi i tuoi commenti, sono fonte di continui stimoli letterari e personali.
Ti abbraccio, di cuore
Paola